Gv 1, 29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
‘Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!’ Questa è la testimonianza che Giovanni Battista dà di Gesù a chi era andato oltre il Giordano a sentire una parola di speranza, un annuncio di salvezza. Gesù toglie al presente, ora, qui e oggi. Gesù toglie non singole mancanze ma una condizione, quella della lontananza dal Padre che porta al buio delle tenebre. Giovanni Battista ascolta la voce, vede una colomba e allora conosce Colui che prima era sconosciuto e ne diventa testimone. Nel tempo di Natale, appena passato, abbiamo ascoltato, visto e compreso e possiamo a nostra volta diventare testimoni dello stesso annuncio di salvezza a chi ci si avvicina per avere una parola di speranza e un annuncio di salvezza.
Mt 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Con la Festa del Battesimo del Signore si chiude la liturgia del tempo di Natale. Il battesimo chiesto a Giovanni, con l’acqua del Giordano, la discesa dello Spirito Santo e la Parola del Padre, che indica Gesù come il Figlio amato, sono l’inizio della sua vita pubblica e della sua predicazione. Il battesimo, che a nostra volta i nostri genitori hanno chiesto per noi e noi per i nostri figli, ci innesta in Gesù e ci rende Figli e non schiavi. E tali dobbiamo sentirci per proseguire il senso pieno di quanto abbiamo festeggiato, celebrato e lodato in queste feste, per avvicinarci a quella misericordia che ci rigenera ogni volta in Cristo, il figlio amato.
Gv 1, 1-18
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me".
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Abbiamo celebrato il Natale e rinnovato la gioia vera e profonda che questa festa porta in sé. Ora possiamo scegliere di accogliere Gesù e diventare figli di Dio, rigenerati da quell’evento di salvezza già compiuto. Ora dobbiamo sentire la necessità del poter annunciare che guardando Gesù possiamo vedere il volto del Padre, testimoniare cose molto concrete e sentirci Popolo di Dio. Concretezza. L’attualità di oggi ci chiede concretezza nella nostra testimonianza. Passata la frenesia di festeggiamenti di questi giorni siamo chiamati a conoscere Gesù, nella sua quotidianità di vita e ministero, lasciandoci coinvolgere dalla Parola per rendere concreto il volto di Dio e il suo trasformare il nostro cuore da ‘cuore di pietra’ a ‘cuore di carne’ (Ez 36, 26-27).
Mt 2, 13-15. 19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Gesù è noto al mondo, a tutto il mondo, anche i re da lontano sono venuti ad adorarlo. Proprio per questo Erode lo teme e vuole ucciderlo. Giuseppe porta la sua famiglia in Egitto. Erode muore e un angelo lo invita a tornare in Israele ma Giuseppe teme anche suo figlio Archelao e ancora l’angelo lo guida a Nàzaret. Gesù e la sua famiglia iniziano la loro vita scappando, migrando in Egitto dove già i patriarchi erano stati. Non è un inizio facile! Poi arriva a Nàzaret dove tutto rientra in una semplicità e normalità di vita che è quella di qualsiasi famiglia. In seno alla famiglia di Maria e Giuseppe ha conosciuto e vissuto quella normale quotidianità fatta di gesti ordinari e consueti che lo hanno preparato alla sua predicazione e a cui attingerà nelle parabole narrate nei Vangeli.
Mt 1, 18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Giuseppe è l’uomo d’azione del Vangelo della IV domenica d’Avvento. Giuseppe, nella sua semplicità di sposo, è un uomo capace di accogliere. Accoglie Maria, non la ripudia come voleva la Legge. E’ capace di accogliere e credere alle parole di un angelo, in sogno, che annuncia sì cose grandi ma difficili da capire e accettare. E’ capace di accogliere un bambino, figlio non suo. E’ capace di accogliere l’invito a non temere, a fidarsi. E’ capace di accogliere l’annuncio dell’avverarsi della profezia, conosciuta nelle Sacre Scritture, in quel bambino e di chiamarlo Gesù. E’ capace di silenzio, ubbidienza e custodia. E’ capace di amare. Giuseppe è un uomo giusto. Giusto agli occhi di Dio.
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Giovanni è in carcere. Matteo sottolinea che Giovanni è in carcere e che da lì, sentendo le opere di Gesù, manda a chiedere se è proprio lui quello che stanno aspettano o se è un altro. Malati che guariscono, lebbrosi purificati e l’annuncio del vangelo ai poveri; era quello che lui si aspettava? Gesù risponde ai discepoli di Giovanni di riferire non ‘un’idea’ del Messia ma ciò che vedono e odono e che proprio quello che vedono e odono non è motivo di scandalo perché realizza quella via che le Scritture chiamano santa, via della gioia e felicità. Anche noi siamo ‘prigionieri’ quando ci facciamo un’idea di Gesù, che è la nostra, che ci impedisce di ascoltare e vedere veramente chi è Gesù. Via, Verità e Vita.