Messa dei Giovani - 31 Gennaio 2019

AMORE DIFFERENTE

Un amore differente è un amore diverso, polimorfo perché lo viviamo in cento modi diversi. Non sappiamo neanche noi definire questi “modi”. Siamo portati a categorizzare tutto ma amare non si basa sull’abitudine che ci rassicura e ci tiene al riparo. Chi ama deve essere disposto a mettersi in gioco e anche a perdere. Giovedì dopo la messa sono tornata a casa pensando a questo: amo qualcuno veramente se non gli chiedo di amarmi indietro, posso accettare che questa persona non mi voglia bene, che non me ne voglia tanto quanto gliene voglio io o che non mi voglia proprio nella sua vita. Fa effetto, perché penso di sapere come si ama, di essere amata e amare secondo quello che mi è stato insegnato ma forse non è così. Tante volte cerchiamo gli altri per colmare un vuoto, per trovare un sostegno, incastrati nel nostro individualismo. Ma “amore differente” significa anche amare il diverso e questo comporta abbattere i muri dell’odio, dell’indifferenza, comporta rispetto. Non solo categorizziamo l’amore ma anche il diverso, un diverso che è lontano ma tante volte vicino più di quanto pensiamo. Il diverso è anche quella parte di noi che non rientra negli schemi, che esce di strada e che non riusciamo ad accettare. Il diverso lo incontriamo ovunque, anche in una comunità. Che cos’è per me la comunità? Sono volti, sorrisi che mi hanno preso per mano quando mi sono trovata catapultata in canti, suoni, parole senza sapere cosa volessero dire, senza sapere perché fossi lì e che cosa cercassi. Da bambino, la comunità sono i tuoi amici con cui, finito il catechismo, ti lanciavi in una maratona di giochi e urla fin quando il campanile non batteva le 17 ed era ora di andare a casa. Da adolescente la comunità comincia ad essere un’occasione di stimolo e confronto, dove ti senti un po’ più grande. E’ una forma di amore questa? Ecco, ricado nel categorizzare e nel pretendere di dare un nome a questa cosa. Beh sì, mi sento accolta dalla mia comunità, avverto gesti inaspettati che mi fanno sentire bene. Forse non ci pensiamo ma la comunità non ha numeri, non ha confini, nessuno stabilisce che tu ne faccia parte o meno e forse sta proprio in questo l’amare, sedersi nei primi o negli ultimi banchi a Messa e vedere che ciascuno porta sé stesso senza pretendere nulla in cambio…